Neurochirurgo

30 novembre 2018

L’immunoterapia nel trattamento dei tumori cerebrali

Come curare alcuni tumori e metastasi cerebrali attivando il sistema immunitario: lo stato delle ricerche.

Lo scorso ottobre, l’Accademia Reale Svedese ha assegnato il Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina agli immunologhi James P. Allison e Tasuku Honjo per i loro studi sull’immunoterapia. I due studiosi sono stati i primi, durante gli anni Novanta, a mettere in luce i meccanismi grazie ai quali le cellule del sistema immunitario sono in grado di attaccare e distruggere quelle tumorali.
L’immunoterapia, che ad oggi è considerata una delle ultime frontiere dell’oncologia, è stata applicata principalmente alla cura del melanoma, il più diffuso tumore della pelle. In questo articolo cercheremo di capire se e in che modo questa terapia è adatta anche al trattamento dei tumori cerebrali.

 

Il sistema immunitario: cos’è e come agisce in presenza di un tumore
Il sistema immunitario è un insieme di sofisticati meccanismi che consentono all’organismo di riconoscere tutto ciò che è esterno (virus, batteri ecc.) per eliminare le eventuali sostanze pericolose. Un sistema immunitario ben funzionante è allo stesso tempo dotato di “freni”, è in grado cioè di autoregolarsi e bloccarsi quando necessario per evitare azioni di controllo che alla lunga risulterebbero deleterie per la salute.
In presenza di un tumore, e quindi di cellule “diverse” rispetto a quelle normalmente presenti in un organismo, il sistema immunitario dovrebbe scatenare una reazione di difesa per “eliminare” ogni minaccia. I tumori, però, sono spesso in grado di aggirare questi meccanismi di controllo. Come? Sfruttando proprio quei “freni” di cui abbiamo parlato: stimolando l’azione dei freni i tumori “mettono a riposo” il sistema immunitario e riescono a crescere in maniera indisturbata.

 

Trattamento dei tumori con immunoterapia
La sfida dell’immunoterapia è attivare il sistema immunitario per stimolare un’efficace azione di difesa da parte dell’organismo. A seconda di come viene stimolata questa azione, l’immunoterapia può essere distinta in passiva e attiva.

  1. Immunoterapia passiva: somministrazione di farmacie e terapie che bloccano la crescita tumorale e che hanno quindi un’azione antitumorale propria.
  2. Immunoterapia attiva: somministrazione di farmaci che bloccano i freni del sistema immunitario mantenendo attivo il meccanismo di difensivo che consente di bloccare il tumore. In questo processo un ruolo chiave è svolto:
    • Dai linfociti T (globuli bianchi), hanno il compito di riconoscere le cellule tumorali
    • Da particolari proteine recettoriali che hanno il compito di attivare i linfociti T

Il dr. Allison e il dr. Honjo non sono stati i primi ad intuire il ruolo del sistema immunitario nel trattamento dei tumori, ma sono stati i primi a dimostrare come togliere i freni che impediscono all’organismo di attaccare le cellule cancerogene. Questa intuizione, che è valsa loro il Nobel, ha aperto la strada a diversi studi volti ad individuare i meccanismi con i quali togliere i freni al sistema immunitario.
Attualmente l’immunoterapia è impiegata principalmente per il trattamento del melanoma, del tumore del polmone e del tumore del rene. Per il melanoma in particolare è stata già raggiunte la seconda generazione di farmaci.

 

Immunoterapia e tumori cerebrali
A causa della barriera emato-encefalica, curare i tumori cerebrali con terapie ampiamente utilizzate per il trattamento di altri tumori, come per esempio la chemioterapia, non è semplice. Questa barriera, che protegge il sistema nervoso centrale da sostanze per lui dannose (ma assolutamente innocue per altri organi) può infatti diventare un vero e proprio ostacolo che impedisce alle sostanze terapeutiche di raggiungere il cervello.
Recenti ricerche hanno però dimostrato che alcune tecniche di immunoterapia potrebbero superare questa barriera e, combinate con la radioterapia, potrebbero potenziarne gli effetti. 
A trarre maggior beneficio da questi progressi sono soprattutto i pazienti con metastasi cerebrale da melanoma, che fino a pochi anni fa erano considerati poco responsivi alle cure.
Ma anche i pazienti con metastasi da adenocarcinoma del polmone e del rene, soprattutto se presentano alcune caratteristiche istologiche, hanno avuto un miglioramento della risposta della cura.
Particolarmente interessante, ma ancora da studiare e approfondire, è l’effetto di una radioterapia, e in particolare di una radiochirurgia Gamma Knife, associata all’utilizzo dei nuovi farmaci.  Gli effetti benefici delle due cure sembrerebbero essere potenziati, con però una necessaria attenzione ai possibili effetti collaterali.

 

Ne parla il Dott. Franzin nel seguente video:

 

 

Il dott. Alberto Franzin, neurochirurgo, visita ed opera a Brescia presso l’Ospedale Fondazione Poliambulanza, inoltre visita privatamente a Milano, Cosenza, Taurianova (Reggio Calabria) e Lecce.