Neurochirurgo

29 ottobre 2018

Aneurisma cerebrale: quando è a rischio rottura ed emorragia cerebrale

Gli aneurismi cerebrali sono dilatazioni circoscritte di un vaso arterioso intracranico. In alcuni casi sono potenzialmente molto pericolosi in quanto la loro rottura potrebbe causare emorragie cerebrali talvolta mortali. È però importante ricordare che:

  • il rischio di rottura non è alto per tutti gli aneurismi;
  • l’intervento su un aneurisma non rotto NON è la scelta più adeguata per ogni aneurisma, perché spesso non è necessario
  • il trattamento precoce di un aneurisma anche rotto può risolvere completamente il problema.

In questo articolo cercheremo di capire perché.

 

Cos’è un aneurisma 
Con il termine “aneurisma” si intende la dilatazione, generalmente a forma di sacca, di un vaso arterioso. Questa dilatazione comunica con l’arteria tramite un piccolo foro in cui passa il sangue che la riempie ed è caratterizzata da pareti molto sottili che la espongono a rischio di rottura.
L’aneurisma può generare in sedi diverse, ma le più comuni sono:

  • l’aorta, la principale arteria del corpo umano che distribuisce sangue ricco di ossigeno ai vasi arteriosi (aneurisma aortico);
  • il cuore (aneurisma cardiaco);
  • un vaso arterioso del cervello (aneurisma cerebrale).

Oggetto di questo articolo è solo l’aneurisma cerebrale, l’unica tipologia di aneurisma di cui si occupa il neurochirurgo. 

Cause dell’aneurisma 
Secondo numerose ricerche, ad indebolire le pareti vasali e favorire la formazione di un aneurisma sono soprattutto l’ipertensione arteriosa, ovvero l’elevata pressione del sangue nelle arterie, e l’arteriosclerosi, ovvero il processo che causa l’indebolimento e il restringimento dei vasi arteriosi, entrambe dovute in larga parte ad uno stile di vita scorretto, cattiva alimentazione, fumo di sigaretta. 
In alcuni casi invece, gli aneurismi sono dovuti a malattie genetiche, malformazioni o semplicemente all’avanzare dell’età (anche i vasi sanguigni tendono infatti ad invecchiare).
Sintomi
Nella maggior parte dei casi gli aneurismi non danno luogo a sintomi riconoscibili e per questo vengono spesso diagnosticati in occasione di accertamenti diagnostici eseguiti per altri motivi. Solo quando le dimensioni superano i 5-7 millimetri e comprimono le strutture adiacenti possono verificarsi particolari disturbi (se ad esempio viene compresso il nervo ottico possono manifestarsi problemi di visione).

 

Emorragia cerebrale: cosa fare quando si rompe un aneurisma
L’esito più grave e di un aneurisma è la sua rottura con conseguente emorragia cerebrale: il sangue si riversa all’interno delle meningi che avvolgono il cervello, dove normalmente dovrebbe trovarsi solo il liquor, nei cosiddetti spazi subaracnoidei (si parla infatti di emorragia subaracnoidea - ESA).
Molto spesso la rottura si verifica in modo improvviso, talvolta in seguito ad un forte sbalzo pressorio. I primi sintomi di questa condizione sono:

  • cefalea con caratteristiche molto particolari: è improvvisa e violenta, compare cioè in pieno benessere ed è subito molto intesa; spesso viene riferita come “una pugnalata”. È diversa dalla frequente cefalea tensiva o dagli attacchi emicranici e per questo anche pazienti se soffrono di cefalea non hanno difficoltà a riconoscerla come differente.
  • nausea
  • instabilità
  • improvvisa caduta a terra e perdita di coscienza
  • perdita del controllo di alcuni muscoli del corpo o di alcune funzioni neurologiche

In presenza di tali segnali è importantissimo recarsi immediatamente al Pronto Soccorso per effettuare, dopo una valutazione neurologica, una Tac encefalo. Qualora la TC confermi l’emorragia sarà necessaria una Angio-TC o una angiografia cerebrale per identificare correttamente l’aneurisma. Il trattamento successivo può essere di natura endovascolare (viene riempita la sacca aneurismatica di spirali metalliche fino a escluderla dalla circolazione, attraverso l’introduzione di un piccolo catetere nell’arteria femorale) oppure di natura neurochirurgica (mediante craniotomia viene isolato l'aneurisma dal circolo cerebrale posizionando una sorta di molletta, la clip, all’origine della sacca).

 

Aneurisma non rotto: quando operare?
Se è vero che in seguito a rottura con conseguente emorragia tutti gli aneurismi devono essere “contenuti” per mezzo di un intervento vascolare o neurochirurgico, è altrettanto vero che non tutti gli aneurismi integri devono essere trattati. La decisione del neurochirurgo di procedere con la rimozione o meno dell’aneurisma dipende da diversi fattori; questi sono i principali:

  • dimensione: sotto i 7 mm, soprattutto nel caso di aneurismi localizzati su alcune specifiche arterie, il rischio di rottura è basso e, generalmente, ci si limita a monitorare il quadro clinico;
  • età del paziente: per un anziano i rischi legati all’intervento possono essere più pericolosi rispetto alla convivenza con l’aneurisma stesso;
  • familiarità per la patologia;
  • stato di salute generale del paziente.

I pazienti a cui viene diagnosticato un aneurisma e ai quali viene sconsigliato l’intervento di rimozione vengono comunque tenuti sotto controllo per intervenire in tempo se e quando necessario.

 

Ne parla il Dott. Franzin nel seguente video:

 

 

Il dott. Alberto Franzin, neurochirurgo, visita ed opera a Brescia presso l’Ospedale Fondazione Poliambulanza, inoltre visita privatamente a Milano, Cosenza, Taurianova (Reggio Calabria) e Lecce.